Il Veneto è una delle regioni più importanti d'Italia per la produzione vitivinicola, con una tradizione che risale a migliaia di anni fa e in questo territorio sorgono alcune eccellenti cantine che da generazioni si tramandano passione e meticolosa cura nella produzione di vini. Qui incontriamo Andrea Sartori, presidente della "Sartori di Verona", una rinomata azienda vinicola italiana fondata nel 1898.
Andrea ha ereditato la passione per il vino dalla sua famiglia ed è stato coinvolto nell'azienda fin da giovane. Tre generazioni prima di lui hanno saputo fare grande la "Sartori di Verona", che sotto la guida di Andrea ha continuato ad espandersi, ampliando la produzione di vini con una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e alla responsabilità sociale.
Vini che nascono dalla tradizione di 4 generazioni, dalla tutela del territorio e dei vitigni autoctoni, noncuranti delle mode e fedeli a quello stile sobrio, elegante e senza tempo che più di ogni altra cosa li rappresenta: la "Sartori di Verona" è un’azienda che veicola nel mondo l’ "Italian Lifestyle"
Il Veneto vanta una storia vitivinicola importante; quali sono i suoi punti di forza e quelli invece critici per la coltivazione di uve e la produzione di vini?
"Il Veneto oggi è la regione italiana con la maggiore produzione vinicola, superando di gran lunga Sicilia, Toscana e Piemonte. Ha avuto un grande successo perché ha saputo proporre al mercato vini con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Credo, inoltre, che una parte del successo sia dovuta al fatto che il Veneto è sempre stato una destinazione molto popolare fra i turisti esteri. È stato quindi spontaneo da parte degli operatori turistici del territorio proporre il binomio vincente di bellezze paesaggistiche e prodotti enogastronomici.
Se vogliamo parlare di criticità, direi che questa politica del binomio ha portato alcuni produttori a prediligere il volume alla qualità.
Ad esempio, quando parliamo di una denominazione famosissima a livello mondiale come il Prosecco, che l’anno scorso ha venduto più di 6.000mln di bottiglie, è chiaro che con questi numeri è difficile parlare di "High Luxury". Diciamo che è diventata un po' "una commodity". E questo purtroppo è successo anche col Pinot Grigio...
Da un lato il binomio territorio-vino è stato una grande risorsa perché ha portato il nostro prodotto in tutto il mondo con volumi di produzione importanti, nello stesso tempo non si può negare che sia difficile esprimere concetti di "high premium quality" con volumi così alti. Quello che è stato un vantaggio per certi aspetti, è stata una limitazione per altri."
Che percezione hanno all’estero dei vini italiani, nello specifico di quelli veneti?
"Nel nostro contesto personale noi siamo identificati come una azienda storica di Valpolicella e quindi, dal nostro punto di vista è considerata una produzione di alta qualità anche con delle punte di eccellenza. Diciamo che per noi è un po più semplice perché, secondo la percezione dei vini DOC, il Valpolicella nell'immaginario del consumatore si posiziona a livelli più alti rispetto ad un Prosecco o ad un Pinot Grigio. Poi niente è facile in realtà, basti pensare che in Valpolicella ad oggi ci sono 330 aziende che operano sul mercato internazionale quindi c’è una concorrenza feroce. "
È da 125 anni che la “Sartori di Verona” opera nel settore. Si può affermare che conosciate bene le vostre uve, oppure ogni vendemmia, ogni annata, vi regala qualche sorpresa?
"Abbiamo celebrato i 100 anni con 4 vini creati appositamente per questo anniversario tra l’altro. L'aspetto affascinante del vino è che ogni vendemmia è una storia nuova, per le condizioni climatiche che stanno diventando sempre più estreme..quindi ogni vendemmia va affrontata con grande attenzione, perché nonostante il nostro know how e la nostra esperienza le condizioni climatiche ci mettono in difficoltà. I vigneti non dovrebbero essere irrigati da disciplinare, perché non si può irrigare a scopo di forzare la produzione. A meno che non sia necessario perchè vanno in stress idrico e ormai da alcuni anni dobbiamo farlo e temo che diventerà una normalità in futuro.
Anche il carattere del vino è cambiato, le estati siccitose ne hanno modificato la struttura, aumentando di parecchio la gradazione alcolica. Il risultato è spesso piacevole ma il livello alcolico è molto alto. Non esiste praticamente più il così detto “vino da beverino” che si beve piacevolmente anche fuori pasto. I vini di adesso sono impegnativi..Amaroni di 16-17 gradi in passato non se ne vedevano. Questo cambiamento climatico ha cambiato profondamente il carattere dei nostri vini e per questo non c’è una grande soluzione. "
Il Lago di Garda funziona come elemento mitigante anche per la coltivazione di viti e magari aiuta in queste situazioni particolarmente difficili?
"Teoricamente si, dovrebbe essere un fattore di moderazione termica il bacino del Lago di Garda, ma di fatto ora non lo è più, perchè quando ci sono 38 gradi per lungo tempo, l’effetto del lago è praticamente annullato. Forse l’effetto del lago è maggiormente benefico in inverno, come moderatore climatico. La Valpolicella è una zona fortunata perchè ha comunque una protezione naturale dai monti Lessini e tutta la zona pedemontana, poi l'influenza termica del lago… "
Tra i vostri nuovi progetti c'è anche la sfida del Biologico…
"Si, parte tutto dal fatto che noi cerchiamo di seguire anche i desideri del consumatore che ha una grande attenzione nei confronti dell’aspetto salutistico e ambientale, cosa che non c’era fino a una decina di anni fa. Quindi stiamo incrementando la produzione di vino Biologico certificato, che è un filone specifico, che si differenzia dai “vini naturali”, che seguono filosofie a mio avviso un poco fiabesche, mentre in realtà il vino biologico è l’unica produzione che ha una certificazione: noi siamo controllati da Enti Certificatori perché tutto il processo produttivo sia mappato e rispetti quelli che sono i canoni della produzione biologica. "
Lei è stato presidente dell'Unione italiana vini tra il 2004 e il 2010 e successivamente presidente del "Consorzio Tutela Vini Valpolicella" dal 2017 al 2020, lavorando anche per promuovere la cultura del vino e dell'enogastronomia in Italia e nel mondo. Da questo punto di vista, come si pone l’Italia rispetto al resto del mondo e come sono percepiti i nostri prodotti all’estero?
"Noi siamo molto attenti perchè, ahimè, come per tutte le cose che funzionano, c’è sempre qualcuno che fa imitazioni, sounding - la pratica di imitare prodotti agroalimentari italiani a fini di commercializzazione fraudolenta mediante l’utilizzo di nomi, immagini, combinazioni cromatiche (come il tricolore) che evocano inequivocabilmente l’orizzonte italiano, nel tentativo di sfruttare l’appeal dell’agroalimentare di casa nostra..chiamare un vino Amore Mio riportando l’immaginario all’Amarone. Si riportano continuamente queste forme di usurpazione, con casi anche eclatanti di produttori esteri ma anche italiani. Frodi di questo tipo vengono poi affrontate legalmente, per dimostrare effettivamente il plagio e la cosa a volte è molto semplice perchè oltre al nome anche l’etichetta e la bottiglia hanno magari un look molto simile a quello di un Valpolicella DOC. "
Un consiglio per i tanti turisti e gli stranieri che cercano prodotti tipici di questo territorio: come è possibile riconoscerli?
"Bisogna affidarsi ai bollini del consorzio, riconoscibili sulle bottiglie che servono per certificare il vino. Tutti i vini a denominazione di origine controllata hanno anche un numero seriale sulla fascetta e attraverso un’app è possibile, usando questo codice, risalire a tutta la storia di quel vino. "
Qual è la genesi di un nuovo vino di “Sartori di Verona”? Come nasce un nuovo vino?
"Non è facile. Noi siamo un’azienda abbastanza tradizionalista e non ci piace seguire le mode nella nostra produzione. Quando partiamo con un progetto nuovo, lo strutturiamo a monte, magari per la celebrazione di un evento particolare, oppure legato ad un progetto di comunicazione. Adesso abbiamo fatto 3 vini nuovi, un rosso, un bianco e un rosato, che si chiamano Fira e che prendono ispirazione dal nome della sorella di mio bisnonno che si chiamava Zeffira, ma veniva chiamata in famiglia “Fira”. Era una donna molto indipendente per quegli anni, stiamo parlando del 1920, una donna che lavorava, guidava, non voleva dipendere dalla famiglia. Leggendo un diario di mio nonno abbiamo scoperto che lei era un po’ un'ispirazione per lui..quindi le abbiamo dedicato questi vini. Parte dei ricavati dalla vendita di questi vini sono devoluti ad una associazione che tutela le donne che hanno subito violenze.
Poi abbiamo fatto dei vini per l’Arena di Verona, noi siamo sponsor da tantissimi anni dell’ente lirico, abbiamo fatto un vino che si chiama Arnea, che è l’anagramma di Arena, un soave spumantizzato che viene venduto in teatro durante gli spettacoli. "
Come si è evoluta la produzione di vino negli ultimi cent’anni e com’è cambiato, se è cambiato, il gusto dei consumatori? E rispetto al passato, ci sono dei nuovi mercati emergenti interessati alla produzione italiana?
"In Europa e nel Nord America abbiamo delle quote di mercato importanti. Dove invece facciamo fatica ad entrare sono i mercati asiatici, dove le nostre quote di mercato sono molto basse. Sono prevalentemente interessati alla produzione di vini francofona.
Anche noi abbiamo intenzione di lavorarci su, perchè sono mercati emergenti con ottima disponibilità economica. Cercano prevalentemente vini rotondi e di gradazione importante e l’Amarone risulta essere un vino particolarmente interessante per loro. Ma siamo ancora lontani dal riuscire a trasmettere la cultura del vino italiano a quei mercati. "
Qual è lo scenario attuale della produzione di vini a livello mondiale? I paesi del “Nuovo Mondo”, hanno prodotti interessanti, che possono competere con la produzione italiana?
"C’è stato un momento agli inizi del 2000 in cui i vini del nuovo mondo avevano preso delle belle quote in alcuni paesi, come gli Stati Uniti, l’Inghilterra, meno in Germania, ma è stata un po' una moda del momento, l’attrazione per l’esotico... Però si, oggi ci sono dei vini straordinari anche al di fuori della Francia e dell'Italia: hanno fatto passi da gigante nella produzione di vino Australia, Nuova Zelanda, America, principalmente California, Cile, l’Argentina e Sud Africa… Oggi non si può più dire che l’Italia combatte con la produzione vitivinicola francese, perchè in realtà combattiamo con tutto il mondo! "