Ubicata proprio nel caratteristico centro si trova la Bottega Orafa Manganoni, una delle ormai poche realtà storiche ancora rimaste in Desenzano, a testimonianza di un'arte tramandata di padre in figli: infatti due su tre, Monica e Simone, hanno seguito le orme di papà Giorgio.
Successivamente, nel 2021, fratello e sorella hanno deciso di separarsi prendendo strade diverse; oggi Monica continua esattamente la stessa attività del padre, con la stessa maestria e con un tocco personale che rende i suoi gioielli vere e proprie opere d’arte artigianale. Monili unici dalle linee morbide, in varie leghe e impreziositi da pietre grezze dai colori intensi e vibranti. Ogni oggetto racconta una storia ed è impossibile non lasciarsi sedurre da ciò che evoca.
Monica ci accoglie sorridente alla reception della bottega e, salendo le scale, arriviamo nello storico laboratorio di papà Giorgio dove Monica ha appreso da lui l'arte orafa fin da bambina, seduta accanto a lui osservandolo con attenzione ed ammirazione.
Grazie per averci accolto e ancor di più per averlo fatto qui, nel tuo regno: un posto intimo, pieno di ricordi, oggetti, fotografie..
"Si, ricordi di viaggi soprattutto di mio padre e foto di famiglia. Questo è il banco di lavoro: tutto viene creato qui. Quante ore ho passato seduta accanto a mio padre: osservando le sue mani mentre lavoravano materiali e creavano forme. Si muovevano con un'eleganza e una maestria e io restavo incantata. Oggi guardo le mie mani e vedo le sue, nella gestualità e nell’aspetto..questo lavoro le forgia, quasi le consuma."
Come tutte le attività artigianali, un’attività impegnativa la tua, ma che sicuramente ti ha portato anche tantissime soddisfazioni.
Com’è nata questa attività? Qual è l’incipit o l'occasione che ha dato il via a tutto?
"Papà nacque nel '38 in Francia da genitori emigrati che tornarono in Italia appena prima della guerra. La sua infanzia è simile a quella di molti altri bambini di quel periodo: all'età di 5-6 anni già lavorava come pastorello in Valcamonica, lontano dalla famiglia, ed è lì, sotto le stelle e tra le pecore, che ha imparato a leggere e scrivere. Successivamente ha svolto altri lavori, tutti molto faticosi, stando in piedi per moltissime ore al giorno. Fino a quando sua madre non gli trovò un lavoro come aiutante presso un orafo cremonese; la prima cosa che mio padre chiese durante l’incontro con l’orafo fu se avrebbe lavorato seduto (ride). Non ci poteva credere: finalmente dopo tanti lavori così faticosi, lontani da casa..
Un anno dopo però, la bottega di Cremona chiuse, e mio padre andò a Brescia in un altro laboratorio dove rimase qualche anno. E questo lavoro lo appassionò così tanto che nel 1961 decise di mettersi in proprio, inizialmente imbastendo una stanza-laboratorio in casa e poi aprendo la bottega in centro a Desenzano. "
Per molti anni il vostro laboratorio si trovava in una via parallela a quella centrale e non godeva di molta visibilità. Ai tempi anche i social media non esistevano ma voi avete sempre lavorato molto. Il che significa che i vostri clienti sapevano dove eravate e venivano a cercarvi.
"La nostra era l’unica realtà di questo tipo nella zona e mio padre inizialmente lavorava molto. Poi va detto che per lasciare nelle mani di qualcuno il destino di un gioiello che ti appartiene, prezioso non solo per il suo valore economico ma anche per quello affettivo, è necessario avere fiducia e stima nella persona a cui lo si da. E mio padre aveva clienti che si fidavano completamente di lui e che negli anni, con il passaparola, hanno creato un’importante rete di nuovi clienti.
Con il passare degli anni le dinamiche legate alla visibilità sono cambiate, sono nate altre realtà come la nostra e parallelamente si è sviluppato il mercato della gioielleria e della bigiotteria creata al computer e tutte queste cose hanno cambiato lo scenario.
Così nel 2010 ho deciso di spostarmi in questo laboratorio, in via sant’Angela Merici, una zona con molto passaggio, in modo da essere più visibile e questo mi ha aiutata molto, anche perchè per molti anni ho deciso di non investire sulla pubblicità sui social, restando sempre e comunque legata al passaparola dei clienti soddisfatti. Ad oggi ho un sito web e una pagina sui social, che non seguo io perché non saprei da che parte cominciare (ride).. Posso dire che in un certo senso sono stata quasi obbligata a farla, in tempi come questi, non puoi non essere almeno presente online. E la mia è una vetrina per le mie creazioni,nulla di più, dove i miei clienti, soprattutto quelli stranieri che non vivono qui, possono seguire la mia produzione."
In cosa consiste prevalentemente il tuo lavoro? Si tratta di creazioni su misura, commissionate da un mittente, riparazioni..e com’è cambiata la clientela negli anni?
"Il mio lavoro è principalmente costituito dalla riparazione o dal recupero di un gioiello. Parallelamente c’è la creazione di un oggetto nuovo. Per questo la mia clientela è sempre stata molto diversificata sia nel livello sociale che nella richiesta: ci sono clienti che commissionano un gioiello per un'occasione o una persona, ed esempio il marito che vuol fare un regalo alla moglia, oppure la nipote che vuole recuperare un oggetto della nonna adattandolo al suo stile. Negli anni sotto questo aspetto le cose non sono cambiate.
Da quando ci siamo trasferiti in questo negozio, la posizione e il maggior passaggio hanno portato anche molti stranieri, soprattutto chi ha una seconda casa qui sul lago: alcuni di loro sono miei clienti fissi da anni, mi portano degli oggetti da riparare, gioielli a cui ridare una seconda vita, oppure mi commissionano dei nuovi progetti.
Vengono qui anche stranieri in villeggiatura, che tornano anno dopo anno anche da me, perchè hanno totale fiducia sia per la riparazione di un loro oggetto oppure perchè gli piace il mio stile e vogliono una mia creazione.
Gli artigiani creano pezzi unici con una firma personale che li caratterizza e come qualsiasi forma d’arte, anche questa deve piacere. E se ti piace una certa pennellata, un certo stile, allora torni."
Ti è capitato spesso di stravolgere un oggetto facendo una riparazione o un recupero?
"Mi capita spesso si: da una spilla che non si porta più ad un ciondolo, da un bracciale trasformato in anello ma mantenendo il motivo, sono tutte trasformazioni possibili. E’ come ri-adattare un abito, che magari è della nonna e tu vuoi adattarlo su di te e la sarta reinterpreta il vestito sul tuo stile, applicando una tasca per renderlo particolare, etc… è il lavoro artigianale che c’è in Italia, come quello del calzolaio, la sarta, l’orafo. "
Quindi in cosa consiste la più grande differenza tra le creazioni di un orafo artigiano e quelle che si trovano oggi in gioielleria?
"Di artigiani orafi ne sono rimasti molto pochi in italia e credo anche nel resto del mondo perché i ragazzi che escono dalla scuola imparano a programmare, ad usare computer per creare oggetti in 3D, ma non sono capaci di riparare e questo è un guaio perchè la riparazione è anche lo step necessario per arrivare alla creazione: impari la manualità necessaria per lavorare i materiali, impari a conoscerli, a capire come reagiscono al calore, alla fiamma della saldatrice, impari quanta forza utilizzare, etc…Nel nostro lavoro ancora oggi non utilizziamo stampi o laser.. Lavoriamo tutti i materiali a mano, fase dopo fase.
Lavorare a mano i materiali per creare un oggetto ti dà una libertà maggiore nell’esprimerti e crea l’unicità dell’oggetto. Ricordo che all’inizio, per prendere manualità, ho fatto molte ore di lavoro al laminatoio creando catene. Cercavo di essere il più precisa possibile con le maglie e mio padre mi diceva “non essere così precisa, il nostro è un lavoro artigianale e la sua bellezza consiste anche nelle imperfezioni di un oggetto, dovute proprio alla manualità”.
La gioielleria di oggi spesso nasce usa e getta, non è fatta per durare una vita. Questo è un concetto totalmente diverso dalla creazione di un orafo di laboratorio: l’oggetto che creo viene fatto per durare tutta la vita, per essere tramandato e di conseguenza acquista anche valore maggiore nel tempo. "
Quando crei o trasformi un oggetto per una persona, quali sono gli ingredienti che utilizzi per esaltare l’unicità di quell’oggetto?
"Creare un oggetto e cercare di capire cosa può piacere ad un cliente è una forma un po 'psicologica. Quando un cliente entra da me con una richiesta, io lo lascio parlare molto per capire qual’era la sua idea, e cerco di disegnarla a getto su un foglio. Oppure cerco di capire a chi va l’oggetto, che tipo di persona è, cosa fa, che passioni ha, per personalizzarlo al più possibile. Ma può anche succedere che l’oggetto non piaccia. Una cosa a cui tengo moltissimo è rifare l’oggetto se non è piaciuto al cliente. "
Da cosa traeva ispirazione tuo padre e da cosa trai ispirazione tu nel recuperare un gioiello o nel crearne uno ex novo?
"Mio papà si ispirava soprattutto alla natura, alle sue forme e colori. L’ispirazione è nata molto anche nei viaggi in Oriente, una delle sue mete preferite, lui ha avuto la fortuna di viaggiare molto.
Io ho seguito la sua pennellata e ho la sua stessa martellata. Mi sono innamorata del suo lavoro e continuo a farlo mantenendo l’ispirazione che mi ha dato lui. Non seguo la moda o dei trend, propongo delle cose, delle mie idee."
Osservando le tue proposte in vetrina, ho notato che i materiali utilizzati hanno delle caratteristiche particolari. Su che criteri si basa la tua scelta?
"Quelle che vedi in vetrina, e nella maggior parte delle mie creazioni, sono pietre semipreziose, che io amo particolarmente nelle loro tonalità.
Agata corniola, agata verde, opale… le semipreziose mi piacciono più di tutte, in cui ritrovo le tonalità della natura.. Non ho una lavorazione classica, quella dello zaffiro blu, con il giro di diamanti ad esempio.. Se il cliente me lo chiede io faccio anche quello, ma in genere il mio stile prevede l’utilizzo di pietre semipreziose e uno stile fuori dalle mode e dai classicismi."
Quali accadimenti e/o situazioni hanno segnato una svolta all’interno del tuo percorso di vita, ed inciso anche a livello professionale nella tua espressione artistica?
"Uno dei motivi per cui mi sono innamorata di questo lavoro è sicuramente il fatto di poter lavorare fianco a fianco di mio padre nel corso di tutta la sua vita.
Quando è venuto a mancare mi sono resa conto di quanto sono innamorata di questo lavoro. Il fatto che veramente mi sono trovata da sola, non c’era più quella spalla per me, quella parola giusta al momento giusto, quel celebrarsi quando avevamo finito un lavoro e ne eravamo soddisfatti..mi ha fatto capire quanto era profondo il mio amore per quest'arte e ho fatto un passo in avanti.
La cosa bella e affascinante è che non smetti mai di imparare perché comunque ogni progetto è nuovo ed ha delle complessità e peculiarità sue. Oltre alla creatività, che ti permette di pensare l’oggetto, di immaginarlo, poi bisogna studiarlo nella realizzazione concreta grazie alla manualità. C'è anche una parte di ingegneria. Quindi non ci si stufa mai.
Mi piacerebbe poter insegnare ad una persona, trovare un ragazzo o una ragazza per crescerla come io sono cresciuta al fianco di mio padre. Non so però se sarò capace di insegnare. Nel mio caso è stato così semplice, ho respirato arte fin da piccola… E l’amore per mio padre ha nutrito anche l’amore per questo lavoro. E si, credo sia l’amore la chiave di tutto, perché non c’è arte che sopravviverebbe senza amore.
Mi posso definire una figlia d’arte. "